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Brescia,

Le conseguenze del processo penale del padre per Sergio Traversa

Il 26 novembre 1993, data della perquisizione operata dalla Guardia di Finanza agli ordini dell'ormai pregiudicato Maurizio Urban, e’ un giorno che rappresenta una cesura netta tra una vita di sacrifici e di studi, ma felice perche’ dedicata allo studio del diritto ed allo scopo di vincere il concorso di magistratura, ed una successiva vita infelice piena di sacrifici, ma senza un lavoro fisso, con problemi mentali e di invalidita’ arrivati fino al 70%, che andranno aggravati, problemi con le figlie, separazione dalla moglie, divorzio, con la distruzione personale, subita molto prima del matrimonio, anche se non ancora completamente cosciente di tutte le mie disgrazie psico-fisiche.

Ed e' ovvio che se uno raggiunge lo scopo della propria vita entro i 33 anni, un po' tardi per la verita', ma cio' a causa delle violenze subite da un orco, all'eta' di 7 e di 13 anni, nonostante le medesime, con lo scopo di vivere per il diritto, e poi un personaggio, senza una ragione plausibile ti distrugge, annullando i sacrifici di una vita, la conseguenza naturale e' quella di non avere piu' alcuna fiducia nel diritto, di non sentire il diritto come cogente, soprattutto se poi lo shock subito gli ha portato via tutto l'autocontrollo e la disciplina che aveva acquisito in anni di studi e di militare nei carabinieri.

Io e mio padre abbiamo subito un destino simile, perche' anche lui e' stato violentato ad 11 anni dalla soldataglia indiana al seguito degli alleati, le cd. "marocchinate".

Ed anche lui, come me, di certo non eravamo due persone dotate di chi sa quale sicurezza caratteriale, ma attraverso gli studi e l'impegno dimostrato, eravamo riusciti a dimostrare al mondo che se anche non hai la presenza di un uomo sicuro di se', ce la puoi fare comunque con applicazione, dedizione, impegno e costanza.

Con questo processo e’ stata rovinata per sempre la fama di onesta’, di fedele servitore dello Stato di mio padre, nonche' la sua rispettabilita’, quella di mia madre, e la mia, del mio futuro, tutta una vita di studi giuridici, e poi con la conseguenza di dover accettare dei lavori successivi poco remunerativi, non essendo in condizioni fisiche idonee, per pretendere di piu' dalla vita, perche' disabile al 70%, con il rischio di perdere tutto perche’ ormai non ho piu' lavoro ne’ pensione.

Ero nato per sentirmi impegnato nel sociale, nella politica, nel giornalismo, e soprattutto nel campo del diritto e purtroppo niente di tutto questo e' rimasto.

E la cosa piu' paradossale e' che tutto questo e' stato creato dalla giustizia italiana, senza che nessun componente della famiglia Traversa ne avesse colpa, e non saro' mai risarcito.

E tutto cio' perche' un marciscente sistema giuridico ove comandano persone che dovrebbero accedere nei tribunali in punta di piedi e con il cappello in mano, come un qualsiasi avvocato, e' stato creato con la complicita' di chi ha sempre avuto come suo scopo politico quello di volersi dedicare alle persone meno abbienti, fino al punto di volerne incrementare il numero a tutti i costi, cantando Bella Ciao.

Mi ritrovo spesso a paragonare la mia vita a quella del protagonista di un romanzo di Alessandro Dumas, il Conte di Montecristo, in cui il medesimo, dopo una serie di vicende sfortunate, a seguito di un evento fortunato ed inaspettato, ritrova la sua vita cambiata fino al punto di riuscire a veder soccombere proprio coloro che gliela avevano rovinata.

Mi auguro veramente che coloro che hanno sconvolto la mia esistenza, non debbano mai salire sul palcoscenico, ma quello della vita.

La preclusione alla mia carriera di magistrato, sancita dall'esistenza di un processo che non doveva mai essere iniziato, conttr mio padre, mi ha impedito di avere un lavoro ed uno stipendio e mi ha impedito di essere un buon padre, un buon marito ed un affermato professionista.

In trenta anni di tentativi di cercar lavoro, ho avuto a che fare probabilmente con un centinaio di aziende, e non ho mai guadagnato abbastanza per sfamare mia moglie e le mie figlie, tanto che ella mi ha giustamente lasciato.

In seguito sono andato ad abitare da mia madre, e la cosa piu' odiosa e' essere costretto a 60 anni a vivere con la propria madre, mantenuto, senza alcuna liberta' di fare quello che vorrei fare, senza soldi, senza una fidanzata, d'altronde impossibile da trovare nella mia situazione economica di fallito, per colpa di un magistrato eccellente e intelligentissimo.

Il problema centrale e' questo, e cioe' non ho trovato un lavoro che facesse per me perche' la mia mente e' bacata, oppure perche' uno che vuol fare il magistrato non riesce a fare altro?

Risposta: perche' la mia mente e' bacata, rovinata da un magistrato nell'assolvimento delle sue funzioni.

Infatti dopo il fattaccio la mia mente era talmente bacata che non sono riuscito a passare nessun concorso, nonostante studiassi dalla mattina alla sera, ed una volta lasciato tale settore, non sono mai riuscito a trovare un lavoro stabile.

Certo e' che sono sempre stato una persona superonesta, tanto e' veo che ho fatto il volontario nei Carabinieri, senza che ne avessi l'obbligo, come militare di leva, perche' figlio unico.

Ed essendo stato un carabiniere, seppur come servizio militare, ma con tutti gli obblighi ed i rischi che incombono su tutti i Carabinieri, e poi volendo essere un magistrato, anche se non ho avuto la possibilita' di diventarlo, sono rimasto con quella mentalita' investigativa, che ho voluto, anche se inutilmente, avesse il suo naturale sbocco in attivita' investigative private.

Questa mia, chiamamola giustamente con il suo nome, incapacita' parziale di intendere e di volere in momenti di forti stati di stress, normali in qualsiasi rapporto di lavoro, mi ha precluso di poter lavorare in tutte le altre occupazioni che ho svolto in vita mia, totalmente diverse tra loro.

Peraltro non e' solo una questione dipendente dalla mia incapacita', ma anche dal fatto che mi sono ritrovato mio malgrado ad avere a che fare con il 99% di aziende di proprieta' e/o dirette da veri e propri malfattori e delinquenti incalliti, onde mi sentivo costretto a dare le dimissioni per il fondato timore di trovarmi coinvolto in situazioni illegali.

Ed adesso entro nel merito di cio' che volevo fortemente, ma al cui raggiungimento sono stato ostacolato.

La mia strada verso la magistratura e' stata segnata dalle seguenti tappe, quali l'iscrizione alla Facolta' di Giusrisprudenza, presso l'Universita' Statale di Milano, il successivo servizio militare nei Carabinieri e poi un inutile processo penale contro mio padre che ha distrutto la mia professionalita' e la mia testa.

Apro una breve parentesi.

Uno potrebbe anche affermare che io sia partito militare come volontario nei Carabinieri per avere uno stipendio.

Un'affermazione del genere sarebbe piuttosto superficiale, dato che, all'epoca, ero figlio di Giuseppe Traversa, dirigente dell'Amministrazione Finanziaria di Prima Classe, passato dalla direzione dell'Ufficio del Registro di Verolanuova, all'incarico ordinario di Conservatore dei Registri Immobiliari di Brescia, e contemporaneamente all'incarico ordinario di Ispettore degli Uffici IVA della Lombardia Orientale, fra i quali Brescia1, Brescia2, Mantova, Cremona, Bergamo, Canneto sull'Oglio, etc, all'incarico interinale provvisorio di Conservatore dei Registri Immobiliari di Salo', all'incarico interinale provvisorio di Direttore dell'Ufficio del Registro di Salo', e poi anche, alla bisogna, agli incarichi straordinari e temporalmente limitati di missioni quali dirigenza di varie altre Conservatorie ed Uffici di Registro della provincia di Brescia.

Tutto questo comportava che i suoi emolumenti fossero superiori alla norma e che comunque tutto cio' gli era stato consentito per la sua proverbiale laboriosita' ed attaccamento ai doveri dei suoi impegni nello Stato, del quale si proclamava come umile servitore.

Considerata la posizione di mio padre potrei affermare senza alcuna contestazione che non avevo alcuna necessita' di avere uno stipendio da Carabiniere, e che anzi, avrei potuto considerare la cosa come una perdita di tempo, dato senza il militare mi sarei laureato almeno con tre anni di anticipo.

Tuttavia, essendo stato mio padre un Ufficiale dell'Esercito del Corpo di Artiglieria da Montagna, io non volevo essere da meno di lui, e, d'altro canto, ho considerato il servizio militare nei Carabinieri come un'utile esperienza che mi avrebbe dato una sicura prova a me stesso del desiderio di diventare un magistrato inquirente, subito dopo la laurea in Giurisprudenza.

E infatti da carabiniere a magistrato inquirente, la mentalita' e' quella, e tale si e' confermata anche per  i circa 10 anni passati come dipendente operatore di guardiania diurna e notturna per conto di varie agenzie investigative, senza poter godere di chissa' quali risultati, per le mie facolta' mentali ridotte, per l'infarto due volte subito, che mi precluse di lavorare di notte, per la rottura di un tendine di Achille, il sinistro, che mi precluse di poter lavorare in piedi, in seguito allo scandalo che ha colpito mio padre e che adesso mi accingo a descrivere brevemente.

A seguito di perquisizione ed informazione di garanzia, subiti in data 26 novembre 1993, mio padre e' stato indagato per una presunta corruzione, ed il relativo processo avrebbe potuto essere chiuso con l'archiviazione in due o tre settimane, se lui avesse potuto godere dell'assistenza di un valido e sano avvocato, e se i giudici, il giudicante e l'inquirente, avessero applicato pienamente i principi vigenti in merito all'accertamento dei diritti della difesa.

Tutto cio' non accadde, e mio padre fu assolto dopo 6 lunghi anni di tortura.

Al contempo pero', specialmente all'inizio di tale processo, io ho perso il favore degli avvocati dove svolgevo la pratica forense, l'Avv. Bruno Lodi, l'Avv. Osvaldo Tosoni, et al., anche quale Patrocinatore Legale presso le Preture ed i Giudici Conciliatori del Distretto di Corte d'Appello di Brescia, incarico conferitomi previo giuramento innanzi al Presidente del Tribunale, l'allora Eccellente Fu Dott. Mazzoncini.

Presso tali avvocati io svolgevo proficuamente l'attivita' di visurista presso gli uffici finanziari di Brescia e provincia e quella di redattore di atti giudiziari, che era piuttosto apprezzata, ed io ricevevo il giusto compenso, che veniva da ma utilizzato per finanziare i corsi per prepararmi al concorso di Uditore Giudiziario, prima tappa per accedere alla magistratura, tra i quali l'eccellenza del Corso dell'Avv. Prof. Vincenzo Mariconda, che teneva il suo corso a Milano.

E poi con tali compensi acquistavo anche i costosi libri, i codici aggiornati, quelli annotati con la dottrina e la giurisprudenza, nonche' l'abbonamento alla rivista Il Corriere Giuridico, per non gravare sullo stipendio di mio padre, che dopo 40 anni di servizio, aveva pur diritto di disporre del suo lauto emolumento come meglio credesse.

Ma dopo l'inizio del processo a mio padre, tali avvocati hanno iniziato a trattarmi in modo non molto onorevole e con molta freddezza, tanto che mi sentii costretto ad abbandonare l'attivita' presso tali avvocati, onde ho perso anche tutti i clienti, per i quali svolgevo anche l'attivita' di visurista citata. 

La conseguenza fu che non potevo piu' permettermi di prepararmi per il concorso di magistratura, poiche' cio' comportava spese in un anno anche di milioni di lire, tenendo conto che di sicuro avrei dovuto tentarlo piu' volte.

Ma non fu solo lo smacco o la vergogna di perdere un mondo che non avrei potuto piu' frequentare nemmeno dopo l'assoluzione di mio padre, perche' ormai non piu' in possesso della preparazione giuridica che avevo.

Infatti lo shock da me subito per la montagna di escrementi rovesciati sulla nostra famiglia, mi ha portato ad avere dei problemi mentali, che possono essere riassunti con la restrizione o atrofizzazione della mia materia cerebrale frontale, tanto che presso la sezione psichiatrica e' stato accertato che il mio cervello e' nelle stesse condizioni di quello di un ultra ottantenne, e che, inoltre e' pervaso da innumerevoli amiloidi, causatori del morbo di Alzheimer, onde ogni 6 mesi dovrei andare a farmi controllare in ospedale.

E tutto questo e' stato accertato agli inizi dei miei anni 50, quando ne avevo 56, per cui nemmeno tanto anziano, ma anzi proprio nel pieno della mia vita, e tuttavia l'accertamento ha stabilito che questo mio stato era in progressione dal momento della violenza subita a 7 anni, e che tale progressione si e' manifestata in modo piu' evidente con il processo a mio padre.

E cio' la dice lunga sulla mia impossibilita' di svolgere alcun lavoro di responsabilita' e di concentrazione.

Se poi si pensa anche ai due infarti subiti e alla rottura del tendine di Achille sinistro, si puo' arrivare ad una mia invalidita' permanente, e non solo quella accertata del 70%, ma potenzialmente aggravabile sino all'80%.

Cio' che ho in mente di richiedere.

Perche' io sono stato letteralmente buttato fuori dal mondo del lavoro da due magistrati.

Naturalmente non li puo' toccare nessuno, finche' non si arrivi ad una profonda riforma del fallimentare attuale sistema giudiziario italiano.

Inoltre non potro' mai agire contro di loro, nemmeno mutatis mutandis.

Quanto a me, posso affermare senza contestazioni di  non avere mai compiuto reati in vita mia, e tuttavia non sono Cristo che offre l'altra guancia, ma posso reagire anche duramente agli altrui reati.

Inoltre ricordo ancora che l'atrofizzazione della corteccia cerebrale frontale, cioe' la mia materia grigia frontale, ha avuto come risultato, oltre a quanto detto sopra, che non ho piu' molta memoria a breve termine, e' diminuita la mia capacita' di concentrazione, ed anche la capacita' di autocontrollo, che li' risiede, ed in tal modo ho perso i miei freni inibitori, onde posso essere zitto quando invece dovrei parlare o0d agire, oppure avere reazioni nervose.

In particolare ho agito scrivendo messaggi con gravi minacce verso il magistrato che mi ha rovinato la vita.

Ed allora sorge il dubbio amletico.

E cioe', se io volevo proprio fare il magistrato, con quale indole delinquenziale mi sono permesso di minacciare gravemente un magistrato nell'esercizio delle sue funzioni? 

Come potevo pretendere di diventare un magistrato se non avevo il rispetto degli altri magistrati ne' il rispetto del ruolo che avrei voluto ricoprire? 

Come puo' essere magistrato uno che fa gravi minacce ad un altro magistrato?

Diametralmente opposta un'altra tesi.

E cioe' come e' possibile che si sia arrivati a distruggere l'impegno profuso in una decina d'anni, tra universita', carabiniere e concorso di magistratura non superato, e la mente di un aspirante magistrato fino al punto di sconvolgere totalmente la sua vita sentimentale, affettiva, di padre, di marito, di figlio nonche' professionale? 

Come e' possibile che un magistrato non abbia tenuto conto assolutamente delle prove a favore di mio padre, della stima di cui godeva, della sua proverbiale laboriosita', fino al punto di tenerlo sotto il giogo per 6 anni, alla berlina degli ignoranti (berlina che si e' protratta per ulteriori 24 anni, e che sta continuando attualmente anche nel condominio dove abito, a causa di alcuni condomini, che hanno una visione della vita vramente ristretta, a causa della loro ignoranza), quando invece avrebbe dovuto richiedere l'archiviazione del caso in due o tre settimane, causando la distruzione mentale e professionale sua, con l'insorgenza di un tumore, che lo ha portato alla morte in 15 anni, ed al contempo distruggendo mentalmente e professionalmente anche me?

La mia reazione esagerata ed esagitata attraverso le gravi minacce a quel magistrato poco accorto rappresenta un quid che ci si potrebbe normalmente aspettare da uno che non ha avuto ne' un'infanzia ne' un'adolescenza come quella dei ragazzi normali, perche' violentato a 7 anni e perche' ha subito una tentata violenza a 13 anni probabilmente dallo stesso orco pedofilo.

Per me, nel mio immaginario di persona con forti manie di persecuzione, il processo a mio padre cosi' inutile e cosi' lungo, ha rappresentato, per uno che voleva studiare per diventare un magistrato, la violenza piu' tremenda che sia mai esistita, da superare per intensita' quella subita da bambino e da fanciullo.

La violenza della giustizia italiana, o meglio dell'ingiustizia, la violenza dello stato italiano, o repubblica delle banane, la violenza dell'inutilita' della politica, che pur proveniendo dalle esigenze della gente, non riesce a bollare come illegittime certe aspirazioni di magistrati, che non sono rappresentanti della volonta' del popolo, in quanto eletti grazie a concorso, mentre invece, in quanto la loro volonta' puo' condizionare l'esercizio dei diritti dei cittadini, dovrebbero essere eletti a suffragio locale, tra le fila degli avvocati piu' autorevoli, in modo da darsi una maggiore parvenza di democrazia ad una realta' che non puo' essere definita democratica tout court.

Onde non v'e' chi non veda come la mia reazione spropositata rappresenti un atto pienamente giustificabile, anche se illegittimo, alla luce della mia parziale incapacita' di intendere e di volere, nel caso in cui io mi senta minacciato di un grave male, a prescindere se la minaccia sia incombente, oppure si sia verificata in tempi remoti, ma con conseguenze tutt'ora perduranti.

Questo che presento e' l'elenco dei danni morali e materiali subiti a seguito dell'inutile processo.

1) Insorgenza di allergie e bronchite cronica asmatica dall'inverno 1993-1994, e negli anni successivi, anche attualmente.

2) Necessita' di utilizzare forti dosi di antibiotici e di cortisonici per debellare i piuttosto frequenti stati di bronchite asmatica e sinusite (ed a proposito ho un vasto elenco di ricoveri ospedalieri che parte dal 1994 per arrivare al 2018).

3) Effetti negativi dei cortisonici sui miei legamenti e tendini, tanto da rompere il tendine di Achille al piede sinistro, mentre mi divertivo a giocare a pallacanestro, due contro due, ad un canestro, in data 11 febbraio 1995, tanto per far qualcosa di semplice, che non fosse per me molto impegnativo, essendo stato un giocatore agonista per tanti anni, nella Pejo e nell'Amatori Basket, in squadre di livello non elevato; di sicuro, non essendo una partita che richiedesse impegno agonistico, non si puo' imputare la rottura del tendine d'Achille a qualche mio brusco movimento, ma solamente alla debolezza dei mie tendini, indotta dal cortisone, assunto a causa delle mie allergie, causate a me direttamente dal male psico-fisico indotto dal processo a mio padre. Se si pensa solo alle privazioni economiche dovute all'essere andicappato per un tendine ricostruito artificialmente che mi impedito di avere un lavoro continuo, e se si pensa che le frequenti bronchiti e sinusiti sono state provocate dalla stessa influenza psico-fisica del processo maledetto a mio padre, ne consegue che solo per questo mi sarebbero dovuti diversi milioni di danni di euro di risarcimento.

4) Aggiungendo anche mio matrimonio, che si e' sfasciato proprio per la mia impossibilita' di avere un lavoro continuo, e quindi entrate costanti, litigando con qualsiasi azienda per i giorni di malattia persi e l'impossibilita' di poter lavorare in piedi, a causa di un tendine di Achille artificiale.

5) Dal giugno 1993 mi ero fidanzato con Maria Ceci, una ragazza di Rimini che aveva un negozio di parrucchiera, con tre dipendenti, nel centralissimo viale Ceccarini di Riccione, che io raggiungevo in treno da Brescia, tranne una volta, nell'ottobre del 1993, che la raggiunsi in auto per andare alla Biennale di Venezia, e potevo permettermelo, grazie al mio lavoro di praticante della pratica forense e di visurista degli uffici finanziari di Brescia e provincia. Era l'amore piu' profondo che un uomo ed una donna potessero avere. Quando ripartivo in treno per tornare a Brescia, alla domenica sera, mi veniva un mal di testa fortissimo, per il dispiacere di andarmene. In data 26 novembre 1993, alla sera la chiamai al telefono da Brescia e le dissi che era meglio non vedersi piu' perche' io ero fallito completamente grazie alla stupidita' di due magistrati. Alle sue rimostranze ho sbattuto giu' il telefono, per non soffrire piu' io, nell'abbandonarla. Il suo abbandono era inevitabile, lei era una gran lavoratrice, ed economicamente autonoma, stava molto bene, ed il suo negozio era costantemente pieno di clienti italiane ma anche di nord europee che volevano farsi pettinare da lei. Io non sarei stato piu' ne' avvocato ne' un magistrato, e di sicuro io non ero il tipo che sfrutta le donne ricche. Percio' onestamente non potevo permettermi di avere una donna del genere, ne' potevo prenderla in giro promettendo cose che non potevo promettere, considerato che gia' nel pomeriggio di quel giorno, l'Avv. Bruno Lodi, dove svolgevo la pratica forense, mi aveva riferito del processo a mio padre e del fatto che era meglio che io mi cercassi un altro avvocato presso cui lavorare come praticante. Io non ero comunque piu' lo stesso. La perdita di un grande amore, che non ho piu' avuto in vita mia, ha rappresentato una voce di danno enorme, che giustifica qualsiasi violenza scritta o verbale per l'impudicizia con cui mi e' stata sottratta una vita sentimentale inestimabile, un dolore atroce, che io tutt'ora considero come una violenza subita immane e tremenda. Ma la cosa e' divenuta ancor piu' dolorosa perche', confidando che le cose sarebbero migliorate per me e mio padre, mi decisi a risentirla per ricucire un rapporto bruscamente ed inutilmente interrotto. Ma quando la chiamai al telefono aveva una voce rauca irriconoscibile, e mi disse che era stata colpita da lupus erimatosus alla trachea, ed altro non volli sentire. Le chiesi perdono e chiusi la telefonata, sapendo che lei sarebbe morta soffocata, come poi avvenne. Contrariamente a quanto si dice in termini di id quod plerumque accidit, anche tale fatto negativo rappresenta una conseguenza del comportamento di due giudici farlocchi.

6) In data 1 luglio 1992 mi sono laureato presso la Facolta' di Giurisprudenza della Statale Universita' degli Studi di Milano, discutendo una tesi meramente di diritto processuale civile, materia molto arida e percio' in teoria poco avezza ad essere elaborata sulla base di orientamenti giuridici personali. Cosa che invece riuscii ad impostare senza troppi problemi. La tesi aveva come oggetto l'Opposizione al Decreto Ingiuntivo. E come ogni istituto del diritto italiano che si rispetti, anch'esso doveva per forza avere delle origini nel diritto romano. E fu cosi' che riuscii a ricavare la natura dell'opposizione al decreto ingiuntivo, come attualmente regolata dalle norme del codice di procedura civile, e come definita dalla prevalente dottrina e giurisprudenza, non scopiazzando da queste ultime, ma attingendo proprio dagli istituti del diritto romano corrispondenti, allo scopo di giustificare e supportare tali attuali orientamenti, analizzando le origini romane nel dettaglio. La tesi mi valse 5 punti e questo fu un risultato lusinghiero, considerando che un tale numero di punti non veniva concesso molto facilmente. Anche questo impegno e risultato rappresentano un valore aggiunto, un merito di cui sono stato privato, che mi e' costato fatica e sudore.

7) Dopo la laurea, verso meta' ottobre 1992 mi sono iscritto al corso impartito dall'Eccellente Prof. Avv. Vincenzo Mariconda, in un teatro sito a Milano in via Melchiorre Gioia, nei giorni martedi, mercoledi' e venerdi, dalle 15 alle 19, 4 ore che spesso erano anche di divertimento, grazie alle battute di spirito del docente, mente fervida e brillante. E' durato fino a meta' giugno 1993, quindi 9 mesi di corso, in cui io ero impegnato anche nella pratica forense, nello studio dell'Avv. Bruno Lodi, e poi anche in quello dell'Avv. Osvaldo Tosoni. E poi studiavo gli appunti del corso citato, che erano sbobinature di lezioni registrate con un sofisticato apparecchio. Avevo creato dei volumi in fogli A4 a righe, che io passavo ai miei compagni di corso, che erano la Dott.ssa Silvia Bonardi, attuale pubblico ministero a Milano, il Dott. Marco Orizio, attuale Avvocato presso il prestigioso Studio Legale Zaglio - Orizio, di Piazza della Loggia a Brescia, la Dott.ssa Lauretta Bergonzini, attuale Avvocatessa. Mi sono reiscritto per l'anno successivo dall'ottobre 1993 al giugno 1994, spendendo inutilmente dei soldi perche' il 26 novembre 1993 i miei sogni di magistrato si sono spenti definitivamente. 

Infine ritengo che, continuando a cercare di scardinare il sistema marciscente italiano con questo blog, riusciro' nell'intento di pervenire ad una soluzione, che introduca finalmente qualche forma di risarcimento per responsabilita' diretta oggettiva dello Stato, e responsabilita' indiretta del magistrato che abbia sbagliato.

Ormai io non posso pretendere nulla sia a causa dell'intervenuta prescrizione dell'azione di danni, conseguente a dolo o colpa grave, in capo a dei magistrati, sia per il fatto che, se anche dovesse essere emessa nel breve termine, una norma che sancisca la punibilita' del magistrato, questa sarebbe operativa solo per il futuro e mai retroattiva al momento delle lesioni subite dal sottoscritto.