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Brescia,

Perche' e' nata l'Associazione Giustizia Futura?

L'Associazione Giustizia Futura e' nata per:

  • Difendere e tutelare, anche attraverso il risarcimento del danno, i diritti di coloro, che pur assolti in un procedimento penale, abbiano subito comunque lo stravolgimento delle loro vite, con effetti disastrosi, anche a causa della lunghezza in anni.
  • Concedere assistenza e solidarieta' economica e socio-psicologica a chi non sia riuscito ad ottenere alcuna tutela giuridica di diritto, ne' risarcimento danni.
  • Supportare a livello di proposta legislativa, qualsiasi opinione che porti al miglioramento della situazione giuridico-economica dei danneggiati, assolti dopo un lunghissimo processo.
  • Diffondere in ogni consesso politico e/o associativo, nonche' a livello individuale, anche attraverso questo blog, idee che si ispirino ad un tale miglioramento.

Quindi in generale l'Associazione Giustizia Futura si pone come ulteriore e di ampio respiro obiettivo, un modo di essere che cerchi le migliori soluzioni per promuovere il bene comune, attraverso il miglioramento del funzionamento della giustizia.

Infatti senza una giustizia giusta diventa piuttosto difficile prestare attenzione ai bisogni di chi su quel territorio vive, lavora e costruisce la propria famiglia, e che voglia essere un punto di riferimento per tanti giovani ed adulti che desiderino avere anche una visione ecosostenibile del territorio, perche’ noi crediamo ancora nell’Italia e negli Italiani, e riteniamo che insieme, noi tutti, se ci impegniamo seriamente, possiamo dare tanto per la nostra terra.

Giustizia e Politica attuali. L'
Associazione Giustizia Futura e' nata anche perche' l'attuale politica nazionale e’ eredita' di una politica misera, dalla quale la prima sembra non riuscire a distaccarsi totalmente, e che e' stata un'anti-politica, non portata avanti da carismatici professionisti della politica, ma da dei neofiti, arrivati in Parlamento, senza mai avere avuto nemmeno l’esperienza di consigliere comunale, ed il fallimento di questa politica, in 11 anni, ha determinato la creazione di una giustizia che non funziona e la totale sottomissione politica ed economica a questa Europa.

Noi siamo quegli Italiani che vogliono vivere nel rispetto delle regole democratiche e che desiderano partecipare attivamente alla politica interna, per poter finalmente ottenere una giustizia piu' equa, che possa garantire i cittadini di essere considerati come persone e non piu' da trattare come se fossero bestie da rovinare e da annichilire, prima che si giunga ad una sentenza di piena assoluzione, e poi anche da distruggere dopo l'assoluzione.

E se ancora non si pervenisse ad un tale difficile risultato, bisognerebbe mettere in atto una riforma che preveda la responsabilita’ diretta e indiretta civile (vedremo questo nella pagina della riforma del diritto penale) allo scopo di risarcire i danneggiati da un percorso processuale lungo ed inutile.

Il principio che dovrebbe essere sotteso a questa nuova prassi dovrebbe essere il seguente, e cioe’ che bisogna procedere contro un indagato, con modalita’ corrette che potenzialmente prevedano la possibilita’ che il medesimo venga dichiarato assolto, senza alcun futuro danno o pregiudizio economico o psicologico in caso di assoluzione, e senza che cio’ influisca assolutamente sulle indagini.

Capisco che buona parte della magistratura consideri
un tale aggravio come una zavorra sui loro ardui compiti, ma cio’ e’ il prezzo che bisogna pagare per una giustizia veramente efficace, per fare in modo che la sanzione penale colpisca solo chi non sia innocente, e solo dopo un processo equo, eliminando tutti quegli espedienti che influenzino l'imputato dal punto di vista psicologico, e non da quello che si basa sulla reale sussitenza di prove, corredate da indizi di colpevolezza, da soli non sufficienti per giustificare un'accusa e poi una condanna eventuale.

Se non risolviamo questo annoso problema non potremo mai pensare di far parte di una nazione più grande che è l’Europa dei popoli e delle genti, dove nelle altre nazioni la giustizia e' molto piu' snella e veloce nel risolvere le questioni processuali, e la stessa Commissione Europea ha sempre condannato l’Italia a causa delle lungaggini processuali.

Quindi rimane impellente l’esigenza di cambiare l’attuale giustizia italiana, eliminandone innanzitutto i costosi intervalli temporali, che comportano un trattamento di sicuro vantaggio per chi e' impegnato nelle udienze, ma che poi non sia sottoposto ad alcun controllo orario.

Infatti i magistrati, come tutti i funzionari della P.A., devono essere sottoposti al controllo degli orari di lavoro, a fronte dei quali percepiscono gia' anche un notevole compenso e devono essere legati ad uno standard di produzione che abbatta i processi interminabili che intasano le aule di giustizia.

Percio' non ha alcun senso pensare di affidare il recupero del tempo perso e l'accelerazione dello smaltimento delle cause alla sola responsabilita' dei giudici, perche' occorre che si concepisca urgentemente una forma di controllo piu' cogente, penetrante ed indipendente dai giudici stessi.

Nella convinzione che non si possa essere controllori di se stessi, occorre una supervisione di un organo esterno, costituito da giuristi che non appartengano agli organi giudiziari, scelti da una lista proposta dal Presidente della Repubblica, che tenga conto delle percentuali presenti in Parlamento, per garantire pluralità di formazione e pensiero e che siano votati dal popolo, per evitare eventuali accordi di “Palazzo”.

Infatti la giustizia dovrebbe garantire e proteggere il cittadino onesto dai soprusi dei prepotenti, ed anche dagli errori dei magistrati e dalle malefatte di criminali che gli procurano danno.

Per questo si impone la creazione una giustizia che sia consapevole della grossa responsabilità che le competa e che sia pronta a pagare in prima persona se sbaglia, allo scopo di riparare alle conseguenze, che l’azione sbagliata causi a danno di qualcuno, attraverso la creazione di un sistema certo di sanzioni, che sia in grado di responsabilizzare maggiormente l'operato di giudici e pubblici ministeri.

Anche perche' se non si mettesse mano ad una profonda riforma che vada in tal senso, verrebbe sempre meno la cultura della riprovazione sociale verso la maggior parte degli atti criminali, che verrebbero considerati sempre piu' come atti di furbizia, portando il cittadino medio a considerare la capacita' di fregare il prossimo come qualita' oltremodo superiore a quella di saper gestire la propria vita con onesta' e trasparenza in rapporto agli altri.

E necessario percio’ introdurre una riforma di lungo respiro che ridisciplini le responsabilita’ connesse con l’incarico di magistrato.

Tuttavia, l'Associazione Giustizia Futura non desidera limitare oltre misura le esigenze che caratterizzano l'indipendenza della Magistratura, purche' si capisca effettivamente che tale indipendenza dovrebbe riguardare la posizione di terzo super partes dei soli magistrati giudicanti.

Verrebbero esclusi i pubblici ministeri, i quali, essendo parte in causa, ed equiparabili, sotto questo punto di vista, agli avvocati difensori, non dovrebbero detenere poteri che travalichino le loro specifiche funzioni connesse con l'azione penale, il cui esercizio non puo' essere mai indipendente, perche' sottoposto necessariamente ad una valenza di parte.

A meno che non diventino essi stessi garanti di una posizione che miri a difendere il diritto in generale, e quindi anche lo stesso diritto alla difesa dell'imputato, cosa che ultimamente viene affermata solo in linea di principio, ma non e' mai stata applicata in concreto, e non sembra che esista la possiblita' di una sua affermazione sulla base di una disciplina organica, ma non e' mai detta l'utlima parola.

Quindi, rebus sic stantibus, se non si escludessero i pubblici ministeri da tale garanzia di indipendenza, non avrebbe alcun senso parlare di separazione delle carriere, perche' resterebbero comunque i soliti giochi di potere e di palazzo.

In ultima analisi, ma non per importanza, se un magistrato volesse intraprendere una carriera politica, deve prima dimettersi dalla magistratura e non deve più avere possibilità di rientrarvi quando smette di fare politica.

E come abbiamo visto, tutto questo accade solo ai magistrati inquirenti, proprio perche', attraverso l'esercizio della funzione penale, tali magistrati hanno la possibilita' di raccolgliere consenso politico, e questo non mi pare che sia coerente con tutto il sistema, perche' allora sarebbe meglio che tutti i magistrati, giudicanti ed inquirenti, venissero eletti tali a suffragio universale e locale, tagliandosi la testa al toro.

Infatti prima di tale riforma si poteva benissimo affermare che quello che si era cercato di buttare fuori dalla porta principale, con l'esclusione totale del ricorso al sistema elettivo anglosassone, sarebbe poi rientrato dalla finestra proprio a causa di questo doppio flusso da una carriera all'altra e viceversa.

Ecco quindi che e' intervenuta gia' una riforma che impedisce il trasferimento di un magistrato a incarichi politici e poi il suo rientro nei ranghi giudiziari.

Si spera che l'attuale progetto di legge, che prevede la separazione delle carriere tra giudicanti ed inquirenti, entri al piu' presto in vigore, ma che poi non rimanga lettera morta, perche' tale separazione si propone di avere piu’ finalita', tutte importanti nella stessa misura.

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