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Brescia,

lunedì 27 novembre 2023

Da Eurispes. Magistratura politicizzata: la situazione tra scandali e veleni

La magistratura italiana vive una crisi che, di giorno in giorno, alla luce degli scandali che la cronaca racconta e delle rivelazioni che il cosiddetto “sistema Palamara” disvela, non fa che acuirsi. 

Il caso Palamara, magistrato espulso dall’Anm, ha provocato un vero e proprio terremoto giudiziario, con il metodo scoperto delle nomine in base alle logiche delle correnti interne delle toghe.

Su questa circostanza è intervenuto persino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per «l’inammissibile commistione tra politici e magistrati» che «incrina la credibilità e l’indipendenza della magistratura». 

Tra scandali e veleni, torna in auge il tema della magistratura politicizzata in Italia. 

È una crisi non solo di funzionalità dell’apparato ma anche e soprattutto di credibilità agli occhi dei cittadini che, sino a non molto tempo addietro, proprio nei magistrati e nella magistratura riponevano grande fiducia, considerando quest’ultima, presidio di legalità e garanzia di democrazia. 

Di riforma della giustizia e magistratura politicizzata nel nostro Paese si parla da decenni senza grandi risultati.

I suoi mali storici sono ben noti: lunghezza dei processi – civile, penale, amministrativo, tributario –, carenza di personale amministrativo nei tribunali, ingente mole di leggi che impediscono una semplificazione causando lungaggini e ritardi. 

In via parallela, gli analisti e gli esperti indicano i mali della magistratura che di certo non rendono migliore il servizio della giustizia. 

Tra questi, il correntismo presente nella magistratura, i rapporti controversi con la politica e con i politici, il rapporto anomalo di alcuni magistrati con i mass media e con i giornalisti, il ruolo del Csm come strumento di autogoverno, la vicinanza dei magistrati giudicanti con quelli requirenti e, da qui, la paventata separazione delle loro carriere per una maggiore indipendenza, a garanzia dei cittadini: riproposta dalle Camere Penali con una iniziativa popolare già in Parlamento e che mira ad una riforma costituzionale.

I penalisti sottolineano come: «Settantaquattromila cittadini italiani hanno firmato per chiedere l’introduzione di questa riforma costituzionale, l’unica riforma che può rendere i pubblici ministeri  indipendenti dalla politica e rendere i giudici indipendenti dai pubblici ministeri». 

La proposta di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati prevede la scissione tra i giudici e i Pm e la formazione di due distinti Csm, uno per la magistratura giudicante e uno per quella requirente.

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